Come difendere i propri risparmi

Ci accorgiamo dell’inflazione attraverso l’aumento di prezzo dei beni che acquistiamo con una certa continuità, ma l’effetto più importante dell’inflazione non riguarda i consumi quanto i risparmi.

L’inflazione è il nemico numero uno dei risparmiatori: l’obiettivo di chi investe è quindi ottenere dai propri investimenti un rendimento superiore al tasso di inflazione, un rendimento ‘reale’ e non solo ‘nominale’. Solo così il potere di acquisto dei propri risparmi rimarrà inalterato o auspicabilmente aumenterà nel corso del tempo.

Per difendere i propri risparmi dalla perdita di potere di acquisto esistono diverse strategie appropriate e ne esiste una sbagliata: non fare nulla e mantenere una parte eccessiva dei propri risparmi in liquidità. Insomma, tenere i soldi ‘sotto il materasso’ è la scelta da evitare.

Nelle fasi di inflazione, conti correnti e obbligazioni a breve termine anche se garantiscono dei rendimenti nominali, ben di rado offrono rendimenti reali positivi (cioè superiori al tasso di inflazione).

L’obiettivo è quindi ottenere dai propri investimenti un rendimento (interessi o cedole + rivalutazione dell’attività finanziaria acquistata) superiore al tasso di inflazione, tenendo presente che spesso il tasso sottostima la perdita reale di potere di acquisto, soprattutto in riferimento ai ceti medio alti.

Come si ottiene questo risultato sul lungo termine? In sintesi aumentando un po’ il rischio nel proprio portafoglio e accettando una relativa volatilità allo scopo di ottenere rendimenti reali positivi.

Gli effetti dell’inflazione sui rendimenti

Indici utilizzati
Azioni: MSCI World Net Total Return in Euro; Obbligazioni governative: ICE BofA Italy Government; Obbligazioni breve termine: ICE BofA 1-3 Year Italy Government; Inflazione: Indice dei prezzi al consumo italiano (ISTAT)
Rendimenti calcolati da novembre 1987 a dicembre 2021.

Fonte: Elaborazione ANIMA su dati Bloomberg, Haver Analytics

Tieni presente che nel periodo 1987-2021 mediamente l’indice azionario della borse mondiali in euro ha reso ogni anno il 6,1% in più rispetto all’inflazione registrata in Italia.

Il concetto base è che se l’inflazione rialza la testa è tempo di fare qualcosa!

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